È da diverso tempo che mi si ripropone il confronto tra queste due tematiche, nel dialogo tra noi studentesse durante i week end della formazione, negli incontri con Federica e Valentina e spesso anche nel mio percorso personale, sia nelle consulenze, sia nel prendermi cura di Sofia, la micia con cui vivo, grazie ai suoi ciclici pruriti e grattamenti.
E dal momento che questo dialogo tra argomenti continua a ripresentarmisi, ho pensato di scriverne sul Blog, in modo che ognuno di noi possa portare le sue esperienze e arricchirsi da quelle altrui.
Di certo quando scegliamo di condividere la nostra casa con un amico animale, superando l’ottica specista/antropocentrica (da lavoro, da guardia, da sport, da topi, ecc..), è assolutamente naturale instaurare una relazione profonda, che presupponga anche l’aiuto a 360°: ognuno di noi si impegna al massimo per garantire al proprio compagno le migliori condizioni di vita, dall’ambiente all’alimentazione e alla cura, l’animale diventa a tutti gli effetti un membro del nostro sistema familiare.
Considerando poi la miriade di nuove possibilità sorte negli ultimi decenni e le antiche conoscenze che si stanno riscoprendo sempre di più, quando scegliamo di vivere con uno di loro, siamo assolutamente tenuti a fare tutto ciò che è in nostro potere per nutrirli al meglio, garantirgli benessere fisico e mentale, alleviarne i fastidi e i dolori: è la nostra responsabilità, loro si affidano a noi e noi dobbiamo prendercene cura nel miglior modo possibile.
Lo psicoterapeuta americano Carl Rogers ha definito la relazione di aiuto come “una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, la maturità e il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato”. In particolare, ha individuato tre condizioni fondamentali perché la relazione d’aiuto abbia successo e si crei quel clima di fiducia indispensabile, che sono: l’empatia, l’autenticità e l’accettazione incondizionata. Vediamole insieme nell’ottica della relazione uomo-animale.
L’empatia è la capacità di sintonizzarsi e comprendere gli stati emotivi e cognitivi dell’altro, richiede una buona dose di attenzione e sensibilità nell’accogliere i vissuti altrui, anche quando questi possono divergere profondamente per esperienza, valori o idee dai nostri, è la capacità di sentire il mondo dell’altro e accettarlo come unico e irripetibile, per cui è strettamente connessa alla sospensione del giudizio e di ogni forma di interpretazione: possiamo vederla come il tentativo di mettersi nel pelo, nelle squame o nelle piume dell’altro, per vedere il mondo coi suoi occhi e sentirlo col suo cuore.
Rogers sostiene che l’empatia dissolve l’alienazione riportando l’essere al centro della sua esperienza. Comunicare l’empatia è molto importante per Rogers, perché genera quel particolare senso di riconoscimento della propria esperienza, che fa sentire l’altro alleviato dalla solitudine esistenziale. L’altro può cogliere la dimensione della condivisione dell’esperienza, che è di per sé un’esperienza nutriente sia a livello cognitivo che emotivo.
L’empatia produce dei cambiamenti e porta a una maggiore auto accettazione. “L’empatia aiuta il nostro interlocutore a diventare più consapevole delle proprie emozioni”: è noto come essere a contatto con i propri processi emotivi costituisca una componente fondamentale della salute mentale, nel senso che le emozioni possiedono molte qualità adattive che guidano e dirigono nel poter accedere e nel poter riconoscere i propri bisogni e desideri.
Poi viene il concetto di autenticità, che riguarda la capacità di essere spontanei e trasparenti nelle relazioni. Mostrare ciò che realmente c’è, senza, ad esempio, nascondersi dietro il ruolo che in quel momento si sta ricoprendo. Essere autentici vuol dire esprimere solo ciò che realmente corrisponde al proprio sentire, evitando frasi stereotipate e restando in contatto empatico con il nostro interlocutore: noi umani indossiamo spesso maschere, alziamo difese e costruiamo muri, diciamo una cosa quando nel cuore ne sentiamo un’altra, mentre in questo gli animali sono insegnanti meravigliosi, nelle loro comunicazioni restano sempre autentici e se dovessero comportarsi in maniera particolare sappiamo ormai bene che sarebbe per portare un messaggio.
Infine, abbiamo l’accettazione incondizionata, che è l’accettazione dei vissuti e delle esperienze altrui, astenendosi da ogni forma di interpretazione e/o giudizio, accettando la realtà esistenziale dell’altro e valorizzando l’altro per ciò che è. Accettazione non vuol dire condivisione o approvazione incondizionata di idee, opinioni e sentimenti diversi dai nostri, bensì riconoscere all’altro la libertà di provarli.
Si tratta di una forma di rispetto profondo, un modo di essere che contribuisce a dare alla relazione la qualità imprescindibile della comprensione profonda. “La maggior parte degli errori che faccio nelle relazioni interpersonali, la maggior parte dei fallimenti cui sono andato incontro nella mia professione, si può spiegare col fatto che, per qualche motivo di difesa, mi sono comportato in un modo, mentre in realtà sentivo in un modo del tutto diverso”. (Carl Rogers, La terapia centrata sul cliente, 1951).
Quindi nella relazione di aiuto possiamo individuare alcuni elementi centrali,
come la sospensione del giudizio, il rispetto, il non eccesso di manipolazione,
il valore dell’unicità e delle potenzialità individuali, la reciprocità.
In particolare, il non eccesso di manipolazione potrebbe essere letto anche come un warning a non esagerare, a non soffocare l’animale, cercando di non sostituirsi a lui nel suo percorso e considerando sempre il suo libero arbitrio: come noi, anche i nostri animali hanno un loro percorso evolutivo, che certamente si interseca con il nostro, ma teniamo presente che anche loro vengono su questa terra e si incarnano per evolvere e imparare le lezioni del loro “personale” giorno di scuola.
Sono agli inizi nei loro movimenti di individualizzazione, per cui può essere ancora forte il legame con il gruppo/branco di appartenenza e proprio per questo motivo è veramente interessante vedere come si muovono, cosa scelgono di fare, sentire cosa provano e accompagnarli con amore e sostegno, senza oppressione.
Potremmo pensare di cambiare anche i nostri modelli comunicativi e la nostra verbalità, smettere, per esempio, di pre-occuparci, chiedendo sempre all’altro “Come stai, stai bene?” ecc.… Sappiamo quanto potere abbiano le parole, e in effetti, se ci pensiamo, questo modo di comunicare, letteralmente, è un continuo sostituirsi all’altro, cercando di farsi carico dell’altrui responsabilità di guarigione.
Umanamente credo che la difficoltà stia proprio in questo, nel mantenere un giusto equilibrio tra aiuto e cura da una parte, e il rispetto dell’ altrui responsabilità di guarigione dall’altra, poiché, se l’evoluzione animica animale deve essere portata avanti anche attraverso disagi o sofferenze fisiche ed emotive, il massimo che noi possiamo fare, dopo aver messo in atto tutto il possibile per essere di supporto, è stare loro accanto con tutto il nostro amore, ricordando le parole del Dott. Bach: “la natura della malattia è “benefica”, poiché ci viene inviata per accelerare la nostra evoluzione”.
Rimanendo invece nell’ostinazione o nell’accanimento, rischiamo di interferire nel loro percorso evolutivo. Chi siamo noi per sapere cosa è davvero giusto, dal momento che già fatichiamo a capire cosa sia giusto ed evolutivo per la nostra anima? Non possiamo pensare di opporci ai disegni o cambiare i destini altrui.
Edward Bach scriveva anche che “salute è solo ascoltare i dettami dell’anima” quindi potremmo restare nell’accettazione che nel bene e nel male tutto ciò che accade è nell’ottica di un disegno più grande, in fondo siamo tutti raggi del Sole divino che si incarnano per fare esperienza di qualcosa che poi servirà a Lui. Per cui stiamo accanto ai nostri animali, nell’amore incondizionato e nella gratitudine, come fanno loro con noi, quando continuano a mostrarci l’urgenza di lavorare per risanare una nostra ferita, per sciogliere un nostro nodo interiore.
Siamo parti di un unico sistema, per cui i loro comportamenti e i loro disagi fisici possono nascere da qualcosa di nostro, essere un messaggio per noi, una richiesta di aiuto o di guardarci dentro; arriviamo così anche alla nostra individuale responsabilità di guarigione:
siamo disposti ad accogliere il loro suggerimento e a
cercare di migliorare la loro e la nostra esistenza allo stesso tempo?
Dopo tutte queste riflessioni, trovare un equilibrio tra aiuto e responsabilità di guarigione sembra essere davvero complesso, personale, differente da sistema a sistema e forse, è esso stesso un punto di arrivo e di consapevolezza. Alla fine, tutto si sublima nell’amore, per cui, la mia domanda è: basterebbe stare nell’amore, nel sentire, nell’ascolto empatico e nell’offerta per regalare ai nostri amici animali il miglior supporto?
Il Buddha parlava della via mediana come della più auspicabile, visione in cui spesso mi ritrovo, da “brava” Bilancia. Inoltre, per il Dott. Bach, a nessuno di noi è dato più di quello che può realizzare, né ci viene chiesto di fare più di ciò che è in nostro potere… Chissà, forse in questo momento, nell’Oltre e con le mani nei capelli, si sta domandando dove fossi quando Federica ci presentava Scleranthus… in verità, ho appena controllato, è negli ultimi mix che sto prendendo, per cui ecco che tutto ha una spiegazione!