Ho la fortuna di vivere da un paio di anni in montagna, dopo una vita passata in paese, in provincia di Roma.
Mi sono trasferita seguendo un istinto che all’inizio non capivo, non interpretavo. Mi è bastato davvero poco per rendermi conto che il mio posto è qui, tra la vegetazione di un verde accecante e sconfinati prati, cime maestose e cieli immensi, più vicina alle stelle di quanto sia mai stata e a contatto con l’aria più pura mai respirata, toccando legno, camminando nei boschi, ascoltando fiumi, accettando la sovranità della neve e del ghiaccio, incontrando animali in libertà e sentendomi di troppo.
L’animalità è forse la cosa più preziosa che l’umanità abbia perduto.
Io sono una amante delle arti, della storia, della tecnologia, sono fiera di come l’Uomo abbia creato la civiltà e si sia evoluto (per certi versi).
Quindi vivere in un luogo in cui la civiltà ce la mette tutta a rispettare la Natura, per quanto possibile, mi fa pensare che un modo ci sia. Sì può essere amanti del cinema e dei boschi, visitare castelli medioevali e ammirare un prato fiorito.
Quando torno al mio paese per visitare amici e parenti sento come una stretta intorno al collo, mi guardo intorno e vedo solo cemento e ferro, respiro odori di ogni genere ben lontani da quello del bosco, e mi rendo conto che non è così che dovremmo vivere, e penso “come ho fatto a stare qui tutto quel tempo?”.
Vivere a contatto con la Natura significa ricordarsi che siamo animali anche noi, che facciamo parte di un insieme e non siamo superiori a niente e nessuno, che non dobbiamo per forza trovare escamotage per superare gli ostacoli, a volte dobbiamo solo osservarlo quell’ostacolo e capire perché ci si presenta in una determinata forma.
Può essere un cervo che ti attraversa la strada che ti ricorda di andare più piano, o una grande e inaspettata nevicata che ti costringe a lasciare l’auto e andare a piedi, o più semplicemente, aspettare e rimandare.
Una mia amica è venuta a trovarmi, con la sua bambina, non ho potuto fare a meno di notare come l’entusiasmo della bambina fosse mosso principalmente dagli elementi naturali che erano nuovi per lei, essendo la sua prima volta in montagna.
Si è emozionata con una cima particolarmente imponente, ha carezzato un pino esclamando “è più morbido di quanto sembra!”, ha seguito uccellini e fotografato caprette per un’ora. Così ho deciso di intervistarla, per capire cosa pensa una bambina del rapporto che abbiamo con gli animali, e la Natura.
Ciao Flavia, quanti anni hai? Sette e mezzo.
Ti piacciono gli animali? Sì molto.
Qual è il tuo animale preferito e perché? Il mio animale preferito è il cane perché mi ricorda Lucy, il mio cane.
Gli animali secondo te provano le emozioni che proviamo anche noi? Sì! Forse anche di più.
E quali emozioni provano di più, quali sono le principali? Rabbia, felicità… e qualche volta tristezza.
Perché solo qualche volta? È più facile che siano felici o arrabbiati? Sì.
Vuoi aggiungere altro? Sì, voglio aggiungere i motivi. Un motivo di gioia per un cane potrebbe essere rivedere la persona. È un motivo che proprio è collegato alla gioia. La tristezza è quando parte ed è lontano e si sente solo.
E la rabbia? Un cane si può arrabbiare in 2 modi. Il primo modo è se vede un altro cane. Il secondo se ha una malattia che si chiama Rabbia. Una volta Lucy è stata morsa da un cane arrabbiato ma non rabbioso.
Me lo vuoi raccontare? Era un pastore cecoslovacco con i suoi cuccioli, Lucy stava abbaiando con il muso fuori dalla ringhiera, il pastore è saltato e l’ha morsa. Io non ero ancora nata, me l’ha raccontato mamma.
Se ci fosse un modo per comunicare con il tuo animale quali domande faresti? Per prima cosa: se gli piaccio. Che cibo vuole mangiare e poi se è stanco. E poi gli chiedo se vuole comunicare sempre.
Bello, e a cosa ti servirebbero queste informazioni? Se il cibo che gli do non gli piace poi non lo mangia e rimane senza energie. Se è stanco perché poi posso preparare la cuccia e metterlo a letto. E poi, se gli piaccio perché se non gli piaccio gli chiedo perché non gli piaccio e miglioro.
In effetti sono domande proprio importanti. Sì infatti vorrei che ci fosse veramente un modo per comunicare.
Ti faccio un’altra domanda, secondo te tutti gli animali possono convivere con l’essere umano? Sì!
Me ne dici alcuni? Il cane, il gatto, forse l’uccello… poi il pappagallo perché vive coi pirati. Poi forse il leone perché ho visto un video che baciava un signore. Però a me mi mangerebbe, forse non tutti i leoni possono vivere con le persone. Quelli che ci vivono fin da cuccioli sì.
Chiara: Quindi secondo te, se si ha una relazione con l’animale fin da cucciolo, ogni animale può vivere con noi umani? Sì sì certo! Ma comunque quelli che stanno con l’Uomo sono il cane e il gatto.
Senti ma tu dove vivi? Vivo a Monterotondo che è un paese.
E quali animali incontri lì? Cani e gatti.
E invece quando vai in vacanza al mare in Sicilia? Tanti cani e gatti e molti pesciolini. Ah e anche gli asinelli che ci venivano a prendere sempre l’immondizia e io li salutavo.
E qui in montagna? Ho visto dei gufi, dei cani, dei pappagalli, un’aquila reale, un cigno, le anatre, le capre, le mucche, gli insetti, gli asini, i cervi, i cavalli…
Secondo te, qual è la differenza tra le persone che vivono in un posto circondato dalla Natura e quelle che vivono nelle città? Beh che le persone che vivono in città non sono abituati agli animali selvatici. Sono anche molto più moderne. Invece quelle che vivono nella natura no.
Che intendi per moderne? Che hanno un sacco di dispositivi. Invece in mezzo alla natura ci si arrangia.
E tu preferisci avere i dispositivi? No.
Sicura? E come fai a telefonare in mezzo alla natura? Mi costruisco un megafono con le cortecce!
E senza macchina come ti sposteresti? Mi faccio amico un animale che mi accompagna! Che posso cavalcare!
Vuoi lasciare un messaggio a chi leggerà questa intervista? Sì. A chi leggerà questa intervista voglio dire che se non ami gli animali non fai bene per niente.
Crescere in una realtà in cui il contatto con la Natura è limitato a periodi circoscritti dell’anno e non fa parte della quotidianità, incide sulle abitudini ma non sull’istinto.
Flavia si è sentita inibita dal verso improvviso di un cigno perché non l’aveva mai sentito prima, ma dopo due minuti ha espresso il desiderio di vivere lì.
Era incantata dalla bellezza del lago e dei suoi abitanti. Flavia quel che ha se lo tiene stretto, il suo animale di riferimento è il cane perché con la sua Lucy (che è venuta a mancare non molto tempo fa) ha instaurato un rapporto, una relazione in cui ci si prendeva cura l’una dell’altra, e non ha avuto esitazioni quando le ho chiesto se pensasse che gli animali provano emozioni.
Inoltre le lega alla relazione con le persone. Infatti tra le domande che porrebbe al suo animale, dopo quelle relative alla cura, c’è la domanda che tutti dovremmo farci: cosa posso fare per migliorare?
I bambini, che si lasciano più facilmente andare all’istinto, sono attratti come calamite dagli animali e dalla Natura, e ci ricordano da dove veniamo, ci ricordano che quella è casa nostra, le nostre origini. Che dentro di noi c’è la capacità primordiale di rispettare ogni essere vivente.
Bellissima intervista! ♥️